Programma 2025 Commissione

Critiche dei sindacati europei al Programma 2025 presentato dalla Commissione

La Commissione europea ha presentato il suo Programma di lavoro per il 2025, che perseguirà gli obiettivi di aumentare la competitività, migliorare la sicurezza e rafforzare la resilienza economica nell’Ue. Nei prossimi cinque anni, la Commissione mira a semplificare il più possibile le norme che regolano l’Ue, oltre che ridurre i vari oneri amministrativi. «Stiamo definendo un programma di implementazione e semplificazione che porterà miglioramenti rapidi e visibili per le persone e le aziende» ha dichiarato il commissario per l’Economia e la produttività, l’implementazione e la semplificazione, Valdis Dombrovskis, secondo il quale le aziende europee «dovrebbero dedicare meno tempo e risorse alla burocrazia, in modo da potersi concentrare su ciò che conta davvero: sviluppare idee innovative, metterle in pratica in Europa e creare posti di lavoro di alta qualità». Il programma della Commissione per il 2025 prevede 51 nuove iniziative politiche e 18 iniziative legislative, delle quali oltre la metà sono pacchetti o misure per la semplificazione. Sono poi state annunciate 37 azioni di valutazione e controllo di idoneità, che avviano processi di messa alla prova della legislazione dell’Ue, al fine di identificare il potenziale di semplificazione e di riduzione dei costi.

Semplificazione, obiettivo prioritario della Commissione

Tra le prime normative che saranno riviste ci sono due direttive molto delicate, come quelle sulla due diligence aziendale  e sulla rendicontazione delle imprese in materia di sostenibilità. Si tratta di ridurre regole e controlli per le aziende sulle catene di approvvigionamento, cosa che nelle intenzioni della Commissione dovrebbe garantire «un migliore allineamento dei requisiti con le esigenze degli investitori, tempistiche proporzionate, metriche finanziarie che non scoraggino gli investimenti nelle piccole imprese in transizione e obblighi proporzionati alla portata delle attività delle diverse imprese». Ma i rischi per un abbassamento delle garanzie in termini di diritti umani e ambientali sono piuttosto evidenti. È poi prevista una «revisione mirata» della normativa europea sulle sostanze chimiche (Reach), cosa che secondo la Commissione «contribuirà a semplificare le norme per l’industria chimica senza compromettere la sicurezza e la protezione ambientale». Altro capitolo piuttosto delicato questo, così come la piena fiducia nel forte potenziamento del settore della difesa europea, con cui «l’Ue mira a rafforzare la sua industria e ridurre le dipendenze, (…) in mezzo alle tensioni nel panorama geopolitico». Un approccio che, associato alla scarsa azione diplomatica dell’Ue sui vari fronti internazionali di conflitto, sembra però mostrare una pericolosa resa alla cultura di guerra diffusasi negli ultimi anni. C’è poi anche l’intenzione, da parte della Commissione, di «guidare gli sforzi per modernizzare le politiche sociali attraverso il nuovo piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali» e di adattarsi alle trasformazioni tecnologiche, demografiche e settoriali, presentando «l’Unione delle competenze, per garantire che tutti i lavoratori abbiano l’istruzione e la formazione di cui hanno bisogno». L’inizio del mandato di questa Commissione, si legge nel Programma 2025, «è un momento di grande sconvolgimento globale, ma è anche un momento di grandi opportunità per plasmare l’Europa di domani». Sempre che l’azione di semplificazione non sfoci in una rischiosa deregolamentazione.

Lavoratori assenti dal Programma, secondo la Ces

Dal Programma di lavoro della Commissione europea per il 2025 sono poi «in gran parte assenti i lavoratori» osserva la Confederazione europea dei sindacati (Ces), sottolineando come si tratti della prima volta dal 2019 che il programma non contiene alcuna nuova legislazione sociale, ma anzi siano proposte semplificazioni per parti della legislazione in vigore. Secondo la Ces, l’approccio della Commissione «è troppo incentrato sulla scommessa che la sola “semplificazione” migliorerà la competitività, piuttosto che fare gli investimenti necessari». L’impegno annunciato dall’esecutivo dell’Ue di garantire posti di lavoro di qualità con condizioni di lavoro dignitose, elevati standard di salute e sicurezza e contrattazione collettiva, sostiene la Ces, «è attualmente non legislativo», per questo chiede che sia presentata «con urgenza» una direttiva sulla transizione giusta, «per gestire il cambiamento attraverso il dialogo sociale e la contrattazione collettiva e prevenire la perdita di posti di lavoro». I sindacati europei ritengono che un pacchetto legislativo per posti di lavoro di qualità dovrebbe includere: «Regolamentazione e limiti alla lunghezza delle catene di subappalto, norme semplificate sugli appalti pubblici che privilegino le aziende con contratti collettivi anziché una corsa al ribasso, una direttiva per prevenire lo stress sul lavoro, una direttiva per garantire il rispetto del diritto alla disconnessione e una direttiva sull’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro».

Sostenendo la necessità di rendere le aziende e l’economia europee più competitive, la Ces indica nel modello sociale europeo, negli alti livelli di contrattazione collettiva e negli standard elevati gli elementi per il vantaggio competitivo dell’Europa. «Questo programma contiene piani per misure sull’energia accessibile che potrebbero realmente aiutare le aziende che lottano con costi elevati. Tuttavia, non crediamo che la serie di misure di “semplificazione” sia ciò che farà la differenza per le aziende che affrontano prezzi elevati dell’energia e la minaccia delle tariffe, sullo sfondo delle misure di austerità degli Stati membri» ha dichiarato la segretaria generale della Ces, Esther Lynch.

Ricordando come l’Anno europeo delle competenze 2023 abbia evidenziato che, senza garantire il diritto al tempo libero retribuito per la formazione, la stragrande maggioranza dei lavoratori non può cogliere le opportunità offerte, la Confederazione europea dei sindacati considera quindi «necessaria» una direttiva sulla giusta transizione, che dia ai lavoratori il diritto alla formazione retribuita durante l’orario di lavoro. «In un momento in cui sono state annunciate 100.000 perdite di posti di lavoro nei nostri settori e le persone stanno ancora lottando con il costo della vita – ha concluso Esther Lynch – i lavoratori semplicemente non capiranno perché questo piano non includa alcuna legislazione per proteggere i loro posti di lavoro, migliorare le loro condizioni di lavoro o aumentare la loro retribuzione».