Benessere: un livellamento verso il basso
Lo sostiene l’Ocse, segnalando le difficoltà per le famiglie più vulnerabili
Il livello di vita è migliorato negli ultimi anni e si è registrato un progresso sostenibile e inclusivo? È quanto si chede nel Rapporto How’s Life? 2004 l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse-Oecd), organizzazione internazionale costituita da 38 Paesi europei, americani e asiatici e che opera per supportare le riforme in oltre 100 Paesi di tutto il mondo. Attraverso più di 80 indicatori riguardanti gli attuali risultati di benessere, disuguaglianze e risorse per il benessere futuro, la sesta edizione del Rapporto mette a confronto le tendenze a medio termine nei risultati di benessere con gli sviluppi rilevati dal 2019, cercando di comprendere l’impatto avuto dalla pandemia e dalla crisi economica per delineare gli elementi che necessitano maggior attenzione politica.
Se da un lato molti interventi governativi hanno contribuito ad attenuare in parte le conseguenze economiche e occupazionali di questi shock, d’altro canto le pressioni del costo della vita, evidenziate dai costi degli alloggi e dalla diffusa insicurezza finanziaria, «rimangono significative per molte famiglie» sostiene l’Ocse. Si evidenziano poi «segnali di allarme in aspetti critici non economici del benessere, più evidenti nella salute, nel benessere soggettivo e nella connettività sociale», dal momento che «le disuguaglianze di benessere tra i gruppi di popolazione sono profonde».
Un dato segnalato dal Rapporto risulta poi particolarmente significativo rispetto a una situazione generale non certo positiva: dove si registra una riduzione dei divari di benessere per età e genere verificatasi nell’ultimo decennio, spesso ciò è dovuto a una diminuzione dei risultati positivi più che al miglioramento di quelli negativi. Infine, sostiene l’Ocse, «sono necessarie azioni molto più incisive per mantenere il benessere odierno per le generazioni future, in particolare quando si tratta di combattere il cambiamento climatico».
Peggiorati gli aspetti non economici del benessere
«Affidarsi solo a parametri economici per valutare la ripresa dalla crisi e monitorare il progresso sociale, compresi i risultati delle scelte politiche, produce un quadro incompleto» afferma l’Ocse, spiegandone il perché. Gli interventi governativi «di vasta portata» nei Paesi membri dell’Organizzazione hanno effettivamente attenuato gli impatti economici della pandemia e dell’elevata inflazione, così i redditi familiari medi sono stati sostenuti in termini reali e nel 2022 non erano scesi significativamente al di sotto dei livelli pre-Covid in nessun Paese Ocse e, dopo essere scesi nei primi sei mesi del 2020, i tassi di occupazione medi erano ai massimi storici nel primo trimestre del 2024.
Nonostante ciò, i dati sui costi degli alloggi e le valutazioni delle persone sulle loro condizioni finanziarie evidenziano come le pressioni del costo della vita siano ancora diffuse, soprattutto per le famiglie più vulnerabili. Dal 2019, infatti, la quota di famiglie a basso reddito oberate dai costi abitativi è aumentata in un terzo dei Paesi Ocse e, entro il 2023, una persona su 11 nei Paesi europei Ocse ha dichiarato di non potersi permettere di riscaldare adeguatamente la propria abitazione, rispetto a una su 14 nel 2019. Nel decennio precedente alla pandemia, osserva il Rapporto, la quota media di persone che affermavano di avere difficoltà ad arrivare a fine mese era diminuita sostanzialmente nei Paesi Ocse dal 30% al 19%, un progresso rallentato però drasticamente dal momento che ancora una persona su 5 afferma di avere difficoltà finanziarie. In generale, afferma l’Ocse, «gli aspetti non economici chiave del benessere, in termini di salute, relazioni sociali e benessere soggettivo, sono peggiorati dal 2019 o mostrano segnali di rischi al ribasso, qualora la loro attuale traiettoria continuasse».
Le disuguaglianze restano evidenti
Anche le disuguaglianze nel benessere sono rimaste piuttosto evidenti, sottolinea l’Ocse, secondo cui «concentrarsi esclusivamente sui risultati medi può mascherare le disuguaglianze nelle circostanze e nelle esperienze delle persone e, in effetti, esistono ampi divari nel benessere tra i gruppi di popolazione». Le disuguaglianze nel benessere per genere, età e istruzione sono tuttora profonde, come dimostrato da alcuni esempi riportati nel Rapporto. Nei Paesi Ocse gli uomini ottengono risultati migliori delle donne nella maggior parte degli aspetti del mercato del lavoro, ma hanno maggiori probabilità di diventare vittime di omicidio o di morire per suicidio o overdose di droga. I giovani tendono a ottenere risultati relativamente migliori quando si tratta di salute, benessere soggettivo e connettività sociale, mentre gli adulti di mezza età hanno maggiori probabilità di essere impiegati e di sentirsi più sicuri e le persone più anziane hanno più fiducia nel loro governo. Coloro che hanno un’istruzione terziaria ottengono risultati migliori rispetto ai coetanei con un livello di istruzione inferiore, cosa che non riguarda solo l’ambito occupazionale ma anche aspetti non materiali del benessere: rispetto alla media della popolazione, le persone con istruzione terziaria hanno 1,5 volte meno probabilità di sentirsi sole e 1,3 volte meno probabilità di provare dolore fisico.
Nell’ultimo decennio, osserva l’Ocse, la maggior parte dei divari di genere ed età si è ridotta, in alcuni casi perché i risultati sono migliorati e i gruppi relativamente più svantaggiati hanno recuperato terreno. Tuttavia, sottolinea, in molti altri casi ciò si è verificato per il peggioramento di risultati tra coloro che in precedenza se la cavavano meglio: «I divari di età nel benessere soggettivo e nella connettività sociale si sono ridotti perché i giovani hanno sperimentato i maggiori cali relativi in questi aspetti della loro vita. La riduzione del divario di genere nei sentimenti di preoccupazione, dolore e solitudine è dovuta al peggioramento di questi risultati in particolare tra gli uomini».
Il Rapporto dell’Ocse evidenzia dunque come sia necessario un approccio al benessere multidimensionale, incentrato sulle persone e lungimirante, con strategie equilibrate che considerino una gamma di risultati economici, sociali e ambientali per indirizzare decisioni politiche e azioni davvero efficaci. Lo sostiene l’Ocse, segnalando le difficoltà per le famiglie più vulnerabili