Migrazioni: basta stragi
Unhcr, Oim e le principali reti europee di Ong chiedono alle istituzioni dell’Ue soluzioni per porre fine a una situazione inaccettabile:
quasi 2500 morti e dispersi nel Mediterraneo da giugno a settembre
Mentre l’Unione europea rinnova le sue istituzioni e si accinge a elaborare e adottare nuove politiche, ai suoi confini meridionali, nel mar Mediterraneo, continuano e aumentano i “viaggi della disperazione” di migranti verso il territorio europeo, con conseguenze sempre più drammatiche. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur-Unhcr) stima che in meno di quattro mesi, tra giugno e settembre, siano morte o disperse in mare quasi 2500 persone nel tentativo di raggiungere le coste dell’Ue. «La maggior parte di essi sono profughi e rifugiati che dovrebbero riuscire ad arrivare in Europa senza mettere a rischio la propria vita» sottolinea la portavoce di Unhcr per il Sud Europa, Carlotta Sami, la quale si chiede giustamente: «Quando si dirà “basta”? Quando le vittime saranno giudicate troppe per essere registrate dalle cronache europee e finire sulle scrivanie di uffici, ministeri, commissioni, agenzie senza destare scandalo, parte quotidiana di una normale routine?». La portavoce dell’Unhcr sottolinea come «ignorare questa realtà e le sue cause non farà sparire né i morti né i rifugiati, con la loro disperata e sempre dignitosa richiesta di aiuto: provate a immaginare cosa accadde a ebrei e rom perseguitati durante l’ultimo conflitto mondiale. Oggi abbiamo un numero di persone in fuga ancora più alto, oltre 51 milioni in tutto il mondo, e oltre l’80% vengono accolti in Paesi in via di sviluppo. È tempo che in Europa si metta in campo uno sforzo collettivo drastico e senza precedenti, proprio come la crisi umanitaria di cui siamo testimoni oggi, nel nostro Mar Mediterraneo».
Ma come risponde l’Ue alle richieste, che giungono da più fronti, di affrontare una rilevante emergenza umanitaria? «Di fronte a trafficanti così spietati e senza scrupoli c’è poco che noi possiamo fare» ha dichiarato il portavoce della commissaria europea agli Affari Interni, Cecilia Malmström, commentando le recenti stragi di migranti avvenute nel Mediterraneo, aggiungendo che «i morti nel mar Mediterraneo non sono incidenti, sono omicidi», scaricando ogni responsabilità sui trafficanti criminali e assolvendo l’Ue. Eppure le istituzioni dell’Ue qualcosa di importante potrebbero e dovrebbero fare per porre fine a questa strage: «Un modo per rendere impotenti le organizzazioni criminali è cominciare ad aprire canali legali di entrata in Europa per tutte quelle persone, uomini, donne, bambini, che fuggono dai loro Paesi in cerca di protezione» osserva l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), mentre l’Unhcr evidenzia la necessità di affiancare alle “operazioni di salvataggio” misure che possano garantire «una via sicura per la protezione a queste persone».
Da Mare Nostrum a Frontex Plus
Per ora, però, l’unica proposta operativa avanzata dall’Ue, annunciata nelle scorse settimane dopo un incontro tra la commissaria europea Malmström e il ministro dell’Interno italiano Alfano, è il passaggio entro novembre dall’operazione Mare Nostrum a Frontex Plus, al fine di aiutare l’Italia nella gestione dei flussi migratori provenienti da Sud. «Vogliamo prima di tutto unire le due operazioni Frontex nel Mediterraneo, denominate Aeneas e Hermes, in modo da rafforzare la nostra presenza. Questa nuova operazione, che chiamerei Frontex Plus, avrà a disposizione più mezzi, più personale e vi contribuiranno più Paesi» ha spiegato la commissaria europea, aggiungendo che si sta cercando di definire le reali esigenze, dopodiché l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex appunto, «lancerà un appello agli Stati membri perché partecipino alla nuova operazione e mi aspetto che tutti i Paesi vi parteciperanno». Frontex infatti promuove la collaborazione tra gli Stati membri nella gestione delle frontiere esterne dell’Ue, ma finora non ha ricevuto un trasferimento di competenze dai governi nazionali, perciò il suo funzionamento e la sua efficacia dipendono ancora dalla decisione dei vari Stati membri di parteciparvi o meno.
Invece, «l’Europa deve fare uno sforzo collettivo» sostiene l’Unhcr, che avanza richieste precise per la tutela dei migranti. «Chiediamo di aumentare le posizioni per i programmi di reinsediamento, di aprire i programmi di ammissione umanitaria e di incentivare i programmi per studenti e per bambini in età scolare, oltre a prevedere visti di carattere umanitario anche per ragioni di impiego» ha dichiarato la portavoce Sami, chiamando in causa direttamente le istituzioni dell’Ue: «È fondamentale che ci sia un cappello europeo alle operazioni di salvataggio, e vogliamo essere fiduciosi che il governo italiano voglia continuare: sarebbe impensabile che Mare Nostrum o qualsiasi operazione di salvataggio, venisse diminuita nell’intensità, in questo momento così grave».
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