Puntare sui giovani per il futuro dell’Ue

I responsabili delle politiche dell’Ue sembrano finalmente essersi resi conto che senza seri e concreti investimenti a favore delle nuove generazioni non è possibile garantire l’evoluzione del progetto europeo. Scuola, istruzione e formazione, ma anche occupazione e inclusione sociale, creatività, tempo libero e sport, salute, partecipazione attiva ai vari aspetti della cittadinanza europea sono tutti ambiti della vita giovanile sui quali l’Ue ha deciso di accresce la sua attenzione e il suo impegno. Tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, infatti, le istituzioni dell’Ue hanno lanciato due iniziative che segnalano l’intenzione di riconoscere ai giovani un ruolo centrale nell’evoluzione del processo di costruzione europea. Naturalmente ciò non corrisponde in modo automatico a immediate iniziative concrete, ma segna quantomeno un’importante presa di coscienza del fatto che il futuro sociale, culturale e anche economico dell’Ue dipende dalle condizioni di vita e dalle possibilità messe a disposizione delle attuali e future nuove generazioni.

istruzione e formazione
Migliorare la cooperazione tra i 27 Paesi dell’Ue per supportare lo sviluppo dei sistemi educativi e formativi al fine di «assicurare la realizzazione personale, sociale e professionale di tutti i cittadini» e la sostenibilità economica «promuovendo i valori democratici, la coesione sociale e il dialogo interculturale»: si tratta dell’ambizioso obiettivo posto dai ministri europei nel corso del Consiglio Educazione, Gioventù e Cultura svoltosi il 12 maggio scorso a Bruxelles. Adottando il programma di lavoro “Educazione e Formazione” per il periodo 2010-2020, i ministri dell’Ue hanno sottolineato come l’istruzione e la formazione costituiscano un elemento vitale per costruire una società ed un’economia della conoscenza, ma ciò sia possibile solo definendo obiettivi e sviluppando strumenti comuni tra i Paesi dell’Ue, con apprendimento reciproco e scambio di buone pratiche.
Mentre la responsabilità dell’educazione spetta agli Stati membri, infatti, molte sfide sono comuni a tutti i Paesi, per cui il lavoro comune può costituire un valore aggiunto basato sul reciproco scambio di esperienze, ha osservato il Consiglio dell’Ue secondo cui le riforme sono necessarie per essere all’altezza della competizione internazionale, delle evoluzioni tecnologiche e dell’invecchiamento della popolazione, nonché per migliorare la preparazione delle persone alla ricerca di lavoro e aiutare le imprese a individuare il personale qualificato necessario per avere successo nel mercato globale, ancor più in questo periodo di crisi economica.
Quattro sono gli obiettivi dell’Ue per questa nuova strategia che si spera non resti sulla carta e sia effettivamente adottata dai governi europei: fare dell’apprendimento e della mobilità lungo tutto l’arco della vita una realtà; migliorare la qualità e l’efficienza di istruzione e formazione; promuovere equità, coesione sociale e cittadinanza attiva; accrescere creatività e innovazione a tutti i livelli educativi e formativi.
Il monitoraggio dei progressi raggiunti verso questi obiettivi avverrà sulla base di alcuni target cui puntare per il 2020, come ad esempio far sì che il 15% degli adulti partecipi all’apprendimento permanente, che il tasso di abbandoni scolastici precoci sia ridotto sotto il 10% e che la percentuale di quindicenni che fanno registrare scarse prestazioni in lettura, matematica e scienze sia inferiore al 15%.

investire sui giovani
Ma non solo sull’ambito educativo e formativo intende concentrarsi l’Ue, come dimostra una strategia ad ampio raggio adottata a fine aprile dalla Commissione europea mirata a investire sulla gioventù, nella convinzione che «i giovani sono contemporaneamente una risorsa preziosa per una società europea che invecchia e uno dei gruppi sociali più vulnerabili nell’Ue».
Si tratta di una strategia “transettoriale”, cioè con azioni a breve e a lungo termine nei principali settori che interessano a vario titolo i giovani europei, dall’istruzione e l’occupazione alla salute e lo sport, fino al volontariato. Intitolata “Investire nei giovani e conferire loro maggiori responsabilità”, questa strategia rappresenta il seguito dell’Agenda Sociale rinnovata nel 2008 e si pone alcuni obiettivi prioritari: ampliare le possibilità offerte ai giovani nei settori dell’istruzione e dell’occupazione; migliorare l’inserimento sociale e la piena partecipazione dei giovani alla vita sociale; sviluppare la solidarietà tra i giovani e la società. È stata adottata dalla Commissione dopo un’ampia consultazione svolta nel 2008, cui hanno partecipato autorità nazionali, il Forum europeo della gioventù, organizzazioni giovanili e altre parti interessate. I giovani sono stati consultati on line e saranno invitati a reagire alle proposte della Commissione in una nuova fase del dialogo permanente tra l’Ue e la gioventù.
Contemporaneamente alla nuova strategia è stata pubblicata anche la prima Relazione europea sulla gioventù, che sarà redatta ogni tre anni e contribuirà a migliorare le conoscenze di base sui giovani europei. Dalla prima Relazione emergono vari dati sul mondo giovanile europeo. Ad esempio, i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni sono circa 96 milioni nell’Ue, il che rappresenta circa il 20% della popolazione totale ma si stima che tale percentuale si ridurrà al 15,3% nel 2050. Oggi ci sono circa 3 milioni di studenti in più rispetto al 2000 nell’istruzione secondaria e un milione di diplomati in più ogni anno. Il numero di studenti nell’Ue è aumentato del 25% tra il 1998 e il 2006, mentre oggi si registra un 23% in più di ragazze rispetto ai ragazzi nella scuola secondaria. Tuttavia, nell’Ue un quinto dei bambini non raggiunge standard basilari di letteratura e matematica, mentre un ragazzo su sette di 18-24 anni (circa 6 milioni di giovani) riesce al massimo a completare la scuola dell’obbligo. Inoltre, meno di un terzo dei giovani di 25-34 anni che vivono situazioni di svantaggio socio-economico ha portato a termine la scuola secondaria, mentre il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è circa doppio di quello rilevato tra l’intera popolazione in età lavorativa.
Resta dunque molto da fare, e non solo per i giovani ma per l’intera società europea e per il futuro dell’Ue le buone intenzioni contenute in queste strategie devono tradursi in politiche e pratiche effettive.

INFORMAZIONI: http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/educ/107622.pdf
http://ec.europa.eu/youth/index_en.htm

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