Inserto n. 48:
Rom e nomadi nell'Ue
il popolo che nessuno vuole
«Mi domandavo se non potremmo comperare un pezzo di terra nel deserto egiziano, dove spedire queste persone» ha dichiarato il 4 novembre scorso in un’intervista il ministro degli Esteri rumeno Adrian Cioroianu, nel bel mezzo di una triste disputa italo-rumena che ha evidenziato soprattutto un aspetto: il forte sentimento discriminatorio e spesso razzista nei confronti delle popolazioni rom e nomadi supera i confini nazionali e attraversa tutta l’Europa. Dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani, avvenuto a Roma il 30 ottobre ad opera di un rumeno di etnia rom, e le misure d’emergenza proposte dal governo italiano, media e rappresentanti politici di tutta Europa si sono affrettati ad accusare l’Italia di razzismo. Non che non sia vero, ma tutti i più autorevoli studi effettuati negli ultimi anni in ambito europeo mostrano un livello di discriminazione e di vero e proprio antiziganismo molto elevato e diffuso in tutti i Paesi europei.
Sgomberi forzati, gravi carenze nell’individuazione di soluzioni abitative adeguate, ghettizzazione delle comunità rom, segregazione dei bambini nelle scuole, evidenti discriminazioni sociali attuate dalle pubbliche amministrazioni, diffusa intolleranza delle comunità locali fino a veri e propri atti di razzismo e violenza praticati da gruppi di cittadini autoctoni e, in alcuni casi, da membri delle forze dell’ordine, senza (quel che è peggio) adeguati interventi delle autorità pubbliche, sono pratiche osservate in tutti i Paesi dell’Ue e più in generale dell’Europa. Emergono solo differenze correlate al numero di rom e nomadi residenti in un Paese: nell’Est europeo, ad esempio, i casi di forti discriminazioni sono più numerosi anche perché le comunità rom sono molto più ampie. Dei 12-15 milioni di rom che vivono in Europa, dei quali circa 7-9 milioni nei Paesi dell’Ue (e l’approssimazione delle varie stime è già indicativa dell’interesse verso queste popolazioni), la maggior parte risiede nei Paesi dell’Europa centro-orientale, con punte di quasi 2 milioni in Romania, circa 800.000 in Bulgaria, 700.000 in Ungheria e quasi mezzo milione in Serbia e Slovacchia. L’unico Paese dell’Europa occidentale a registrare un numero di presenze a livelli simili è la Spagna (circa 700.000).
Particolare invece il caso dell’Italia, dove negli ultimi mesi si è creato un vero e proprio allarme sociale rispetto a rom e sinti, che in realtà sono al massimo 150.000, di cui circa la metà minorenni, e incidono per poco più dello 0,2% sulla popolazione totale. I media e i cosiddetti “imprenditori politici del razzismo”, purtroppo assai numerosi in Italia, hanno notevoli responsabilità a questo proposito nel gonfiare le cifre, mettere insieme rom e rumeni come bersaglio di forti pregiudizi e soprattutto di estendere a intere comunità responsabilità individuali: mostrare la distruzione di un’intera baraccopoli (senza tra l’altro offrire soluzioni alternative alle persone lì residenti) avvenuta solo perché in essa abitava un criminale non può essere altro che una rappresaglia contro un’intera comunità. A fronte di importanti e meritorie esperienze di integrazione, quali quelle di Pisa, Napoli, Venezia e altre, l’Italia si caratterizza però soprattutto per le denunce costanti della sua politica rispetto ai rom espresse dal Consiglio d’Europa, dal Comitato europeo per i diritti sociali, dall’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu, dai Rapporti dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali e dalle varie organizzazioni rom e non impegnate per la tutela dei diritti delle persone.
Non va molto meglio nel resto dell’Ue, dove si assiste a un continuo palleggiamento di responsabilità tra Stati membri sempre pronti a chiedere interventi alle istituzioni europee e queste ultime a sostenere che spetta a governi e autorità locali l’onere dell’integrazione. Mentre termina l’Anno europeo per le pari opportunità per tutti e inizia quello per il dialogo interculturale, le popolazioni rom e nomadi continuano a essere oggetto di grave esclusione socio-economica e vittime di discriminazioni diffuse. Se un’emergenza si vuole affrontare nell’Ue non è certo quella della pericolosità sociale dei rom ma piuttosto quella dei diritti delle minoranze. Cosa che non potrà essere fatta efficacemente finché si continuerà a non riconoscere la comunità rom come minoranza etnica, quindi privata dei diritti connessi a tale status, nonostante i vari appelli lanciati in questo senso da varie organizzazioni, dal Parlamento europeo e dal Consiglio d’Europa.
discriminazione e intolleranza diffuse
Segregazione e discriminazione delle popolazioni rom e nomadi rimangono un serio problema da affrontare in tutti gli Stati membri dell’Ue, come sottolinea l’ultimo Rapporto pubblicato lo scorso agosto dall’Agenzia europea dei diritti fondamentali (ex Osservatorio europeo su razzismo e xenofobia). In alcuni Paesi, in particolare, la deprivazione di accoglienza e alloggio è accresciuta dalla vulnerabilità di queste popolazioni a sfratti e trasferimenti forzati. La loro precaria situazione abitativa, sommata agli alti livelli di disoccupazione, «costringe i rom in un circolo vizioso di esclusione e segregazione» osserva l’Agenzia europea. Frequenti gli sgomberi e i trasferimenti forzati, dunque, ma anche le aggressioni subite da rom e nomadi da parte di gruppi di cittadini sono pratiche diffuse a livello europeo. In molti casi, nota il Rapporto, le autorità locali «approvano e appoggiano le proteste e le azioni dei movimenti di cittadini, giocando così un ruolo nell’ostracismo verso i rom». Discriminazione e intolleranza rivestono quindi un ruolo significativo nell’esclusione dei rom. D’altro canto è pur vero che l’elevato numero di iniziative promosse da organizzazioni di vario tipo a livello europeo indica come la questione di rom e nomadi e della loro esclusione sia divenuta sempre più presente nelle azioni sia pubbliche sia del privato sociale in tutta Europa. Purtroppo con risultati ancora insufficienti.
situazione abitativa allarmante
La situazione abitativa dei rom in Europa varia tra Paesi, aree urbane, semi-rurali e rurali. Esiste però un tratto comune che riguarda principalmente le espulsioni e gli sgomberi forzati, poi in secondo luogo le politiche di edilizia sociale e le assegnazioni degli alloggi, perché un gran numero di rom e nomadi in Europa è ormai stanziale. Sgomberi forzati di accampamenti rom, anche in seguito a proteste delle popolazioni locali, sono stati registrati nell’ultimo anno dall’Agenzia europea in Slovenia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Grecia, Romania e Italia. In Bulgaria, ad esempio, è stata denunciata la sistematica violazione del diritto a un alloggio adeguato, in Grecia la totale mancanza di offerta di adeguate alternative abitative corrispondenti al numero e alle necessità delle famiglie sfrattate. In Ungheria, Romania e Italia gli sgomberi avvengono spesso senza che le autorità provvedano a trovare soluzioni abitative adeguate per le famiglie rom. In molti casi, soprattutto in Romania ma non solo (basti pensare a quanto avvenuto a Roma negli ultimi mesi), gli sfratti forzati sono seguiti dalla totale demolizione delle “abitazioni”, oppure da vere e proprie deportazioni ripetute come quelle denunciate in Repubblica Ceca. Tutte denunce verificate dal Consiglio d’Europa e spesso giunte alla Corte europea dei diritti umani. Varie rilevazioni mostrano un alto livello di deprivazione abitativa per i rom, in modo particolare nei nuovi Stati membri dell’Ue. In generale, il livello qualitativo delle sistemazioni e delle strutture abitative dei rom è inadeguato se paragonato alla media della popolazione europea. In Repubblica Ceca si segnala un numero crescente di veri e propri “ghetti” in varie zone del Paese, così come in Lituania, mentre in Ungheria almeno 36.000 persone abitano aree prive di ogni struttura e almeno il 17% dei rom vive in «pessime condizioni» secondo l’ultimo censimento. Alla precarietà abitativa si aggiungono alti livelli di disoccupazione (fino al 100%), basse scolarità e qualità sanitaria per 7000-8000 rom in Slovacchia, mentre in Slovenia solo il 2% dei rom vive in appartamenti. Gravi e simili le condizioni della popolazione rom anche nei due ultimi nuovi Stati membri dell’Ue, che sono i Paesi europei con il maggior numero di cittadini rom e nomadi: in Bulgaria meno della metà dei rom ha accesso a corrente elettrica, acqua corrente e servizi igienici, mentre in Romania la maggior parte del milione di persone che vive in baracche è di etnia rom, il 23% dei rom ha gravi problemi di infrastrutture, l’11% vive nei pressi di discariche e almeno il 10% è privo di acqua (Banca Mondiale, 2005). Un Rapporto della Commissione europea segnala poi campi rom in aree malsane e ambientalmente pericolose in Repubblica Ceca (Ostrava), Slovacchia (Rudnany), Grecia (Aspropyrgos, nei pressi di Atene) e altri Paesi.
gravi discriminazioni nella scuola
L’altro ambito principale di discriminazione dei rom è quello educativo, un sistema che l’Agenzia definisce «inadeguato, che trascura la diversità culturale causando segregazione e opportunità ineguali», pur sottolineando i numerosi programmi e strategie di integrazione attuati negli ultimi anni. La segregazione produce e riproduce ineguaglianza, per questo destano particolare preoccupazione e sdegno i numerosi sistemi educativi differenziati che prevedono un’elevata concentrazione di bambini e ragazzi svantaggiati e/o discriminati nei più scarsi livelli di istruzione. Sistemi differenziati che sono attualmente in vigore in gran parte dei Paesi europei. In Bulgaria, nel 2005, per la prima volta un tribunale a livello europeo ha condannato la segregazione dei rom a scuola che ricevono un’istruzione di qualità inferiore. In Repubblica Ceca, il governo ha stimato che quasi i tre quarti dei bambini rom che hanno frequentato la scuola primaria siano stati inseriti in classi e scuole differenziali, strutture poi trasformate in “normali” nel 2005 ma con risultati ancora da valutare. In Ungheria circa 700 scuole utilizzano classi separate per i bambini rom, pratica frequente anche in Lettonia. In Romania, oltre ai diffusi casi di segregazione scolastica, varie organizzazioni denunciano una forte discriminazione basata su stereotipi negativi verso i rom creati e rafforzati dai testi scolastici, mentre numerosi casi di violazione del diritto all’istruzione dei piccoli rom sono denunciati in Slovacchia. Una discriminazione scolastica che riguarda anche molti “vecchi” Stati membri dell’Ue. Secondo un Rapporto della Commissione europea, infatti, in Germania solo la metà dei bambini rom e sinti frequenta regolarmente la scuola e tra questi un’elevata percentuale è inserita in scuole speciali (fino all’80% in alcune aree). In Spagna si è registrata negli ultimi anni una crescente “ghettizzazione” scolastica, con alcune scuole passate da percentuali di alunni rom del 30-40% fino all’80% e più: molte famiglie non-rom spostano infatti i bambini dalle scuole più frequentate dai rom e ciò crea un inevitabile abbassamento della qualità di queste scuole. In Francia sono state create informalmente delle “classi zingare”, sia per la concentrazione di comunità rom in alcune aree sia perché molti genitori non-rom trasferiscono i loro figli da queste in altre classi, mentre si segnalano alti livelli di presenza di bambini rom in «scuole speciali per alunni con difficoltà di apprendimento e adattamento». Negli ultimi anni le autorità scolastiche di alcuni Paesi, quali il Regno Unito e soprattutto la Danimarca, hanno predisposto strutture per bambini rom «che non possono essere inseriti in classi normali o speciali»: oltre al carattere chiaramente discriminatorio di tali misure e ai danni per i piccoli rom, anche la qualità formativa offerta è inferiore agli standard generali.
INFORMAZIONI: http://fra.europa.eu
LA DECADE ROM PER L’INCLUSIONE SOCIO-ECONOMICA
Si tratta di un’iniziativa politica senza precedenti, che mette insieme governi dell’Europa centrale e orientale al fine di rafforzare lo status socio-economico e l’inclusione sociale dei rom attraverso un struttura regionale. È la Decade rom, patto intergovernativo per il periodo 2005-2015 centrato su alcune aree d’intervento prioritarie come l’educazione, l’occupazione, la sanità, l’alloggio, e impegna i governi a tenere sempre alta l’attenzione su problematiche importanti e trasversali quali la povertà, la discriminazione e la disparità di genere. L’idea di istituire la Decade rom nacque da un Conferenza regionale di alto livello svoltasi a Budapest nel 2003 sul tema della questione rom nell’Europa allargata, mentre nel 2005 a Sofia fu poi sottoscritta la dichiarazione della Decade dell’inclusione rom dai rappresentanti di nove governi dell’Europa centro-orientale: Bulgaria, Croazia, Macedonia, Montenegro, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia e Ungheria. Ognuno di questi Paesi registra infatti una presenza significativa della minoranza rom, alle prese con altrettanto significativi problemi di esclusione economico-sociale e condizioni svantaggiate di cittadinanza. Per rimediare a tale situazione, i governi dei Paesi firmatari si sono quindi impegnati a sviluppare piani d’azione nazionali per lo sviluppo e l’inclusione dei rom. Il programma d’azione della Decade rom è stabilito da un Comitato (International Steering Committee - Isc), costituito da rappresentanti dei nove governi, di organizzazioni rom, di varie organizzazioni internazionali e donatori internazionali. Dalla fine del 2006, l’Isc ha istituito un segretariato permanente con sede a Budapest che supporta direttamente la presidenza di turno, organizzata su rotazione annuale. La prima presidenza è stata della Romania, dal giugno 2005 al 2006, seguita dalla Bulgaria e attualmente dall’Ungheria, fino al giugno 2008; seguiranno nell’ordine, fino al giugno 2014, Serbia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Macedonia, Croazia e Montenegro. Il Fondo per finanziare le attività della Decade rom è amministrato dalla Banca Mondiale e supporta due principali tipi di iniziative: supporto tecnico e formativo per lo sviluppo dei piani nazionali e delle azioni transnazionali contro povertà, discriminazione e disparità di genere; monitoraggio della realizzazione delle iniziative della Decade rom nei nove Paesi firmatari.
INFORMAZIONI: http://www.romadecade.org
ROM: INADEMPIENZE DI ALCUNI STATI MEMBRI DELL’UE
La Commissione europea ha richiesto formalmente il 20 novembre scorso a 14 Stati membri dell’Ue di implementare pienamente nelle legislazioni nazionali la direttiva n. 2000/43/CE sulla parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica. Ai Paesi inadempienti, cioè Estonia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, la Commissione ha segnalato le aree specifiche in cui sono più carenti. Il commissario europeo per l’Occupazione e gli Affari sociali, Vladimír Špidla, ha dichiarato: «Le normative europee sull’eguaglianza sono importanti, ma noi dobbiamo essere sicuri che siano pienamente applicate in modo che tutte le persone nell’Ue abbiano piena protezione legale contro ogni discriminazione». Pochi giorni prima, il presidente della Commissione europea aveva richiamato gli Stati membri all’applicazione delle normative comunitarie. Rispondendo ai governi italiano e rumeno che avevano chiesto maggior impegno dell’Ue sui rom, José Manuel Barroso aveva detto: «Abbiamo messo in campo strumenti finanziari e normativi. Il Fondo sociale europeo prevede programmi specifici per l’integrazione della comunità rom. In totale abbiamo già stanziato 275 milioni di euro e dato 60 milioni a Bulgaria e Romania nella strategia di pre-adesione. Per la Spagna sono stati pagati 52 milioni di euro, per la Polonia 8,5, per la Repubblica Ceca oltre 4, per l’Ungheria quasi un milione… per l’Italia zero. Noi siamo pronti a pagare, ma dobbiamo farlo sulla base delle richieste nazionali: tocca ai governi chiedere i finanziamenti, non a noi imporli». Barroso ha poi aggiunto: «Abbiamo disposto tutti gli strumenti per favorire l’integrazione, ma non spetta alle istituzioni comunitarie promuovere l’inclusione a livello locale».
INFORMAZIONI: http://ec.europa.eu/employment_social/news/2002/jan/2000-43_it.pdf
LETTERA APERTA CONTRO LA DISCRIMINAZIONE DI ROM E SINTI
Pubblichiamo di seguito parte di una recente lettera aperta sulla situazione di rom e sinti scritta congiuntamente da Caritas diocesana di Roma, Comunità di Sant’Egidio, Arci Solidarietà, Comunità di Capodarco, Jesuit Refugee Service e Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). È necessario riflettere sul numero complessivo dei rom e sinti presenti in Italia. Nonostante l’aumento dovuto alle migrazioni di rom romeni, la percentuale totale di rom e sinti sul totale della popolazione in Italia rimane al di sotto dello 0,3% (di cui circa la metà cittadini italiani). Va inoltre ricordato che la popolazione rom e sinta ha una media di età molto bassa: quasi il 40% ha meno di 18 anni. Può la sicurezza del nostro Paese essere messa in crisi da 150.000 persone di cui la metà bambini? Rom e sinti sono presenti in quasi tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa e il numero totale dei presenti in Italia è di gran lunga inferiore a quello di molti altri Stati. Sono spesso considerati dalla maggioranza della popolazione come “altri”, come stranieri nei loro Paesi natali, e l’antigitanismo è una realtà diffusa, professata senza alcun pudore o memoria storica. La vita dei rom e sinti è caratterizzata dal disprezzo e dall’isolamento. L’apice atroce della persecuzione è stato raggiunto con l’olocausto durante la Seconda guerra mondiale. L’ostilità allo zingaro fa spesso emergere nella mentalità corrente un universo di pregiudizi normalmente sommerso. Molte delle parole dette in questi giorni creano allarmismo sociale in tessuti urbani difficili e ritornano allo stereotipo dello zingaro “criminale-girovago”. La nostra Costituzione pone all’apice dell’ordinamento il principio di eguaglianza e tutela le minoranze; ne garantisce l’accesso all’istruzione, la promozione e il pieno sviluppo della persona umana a qualsiasi formazione sociale appartenga. Questi orientamenti costituzionali impegnano la coscienza democratica a rispondere con fermezza a un clima intollerante e irrazionale (...).
INFORMAZIONI: il testo integrale della lettera aperta è disponibile all’indirizzo web http://www.osservazione.org/documenti/lettera%20aperta%20su%20rom%20e%20legalit%E0.pdf
riconoscere i rom come minoranza etnica
In varie occasioni il Parlamento europeo ha dibattuto ed espresso il suo parere sulla situazione delle popolazioni rom e nomadi. L’intervento più recente è stato il 15 novembre scorso, quando ha adottato una risoluzione sull’applicazione della direttiva relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri (n. 38 del 2004). L’Europarlamento ha affermato che «la protezione dei diritti dei rom e la loro integrazione costituiscono una sfida per l’Unione nel suo complesso», invitando la Commissione «ad agire senza indugio elaborando una strategia globale per l’inclusione sociale dei rom, facendo ricorso, segnatamente, alle linee di bilancio disponibili nonché ai Fondi strutturali per sostenere le autorità nazionali, regionali e locali nei loro sforzi atti a garantire l’inclusione sociale dei rom». Inoltre, i deputati europei hanno proposto l’istituzione di una rete di organizzazioni per l’integrazione sociale dei rom e la promozione di strumenti «volti ad aumentare la consapevolezza in materia di diritti e doveri dei rom, ivi compreso lo scambio di migliori prassi», considerando a tale proposito «molto importante» una collaborazione «intensa e strutturata» con il Consiglio d’Europa.
Meno di due mesi prima, il 27 settembre, adottando una risoluzione sull’applicazione di un’altra importante direttiva relativa alla parità di trattamento indipendente da razza e origine etnica (n. 43 del 2000), il Parlamento europeo ha affermato che la comunità rom, insieme ad altre comunità etniche riconosciute, necessita di una «protezione sociale particolare» soprattutto in seguito all’allargamento dell’Ue, poiché «si sono riacutizzati i problemi di sfruttamento, discriminazione ed esclusione nei suoi confronti». L’Europarlamento ha sollecitato gli Stati membri a adottare standard minimi per garantire l’accesso all’istruzione, «di elevata qualità e a pari condizioni», dei minori appartenenti a minoranze etniche, ponendo fine «alla segregazione nelle scuole e all’istruzione separata e di qualità inferiore impartita a ragazzi e ragazze appartenenti a minoranze etniche». Ha inoltre invitato i governi dell’Ue a garantire l’accesso ai servizi sanitari di base anche alle comunità più emarginate, migliorando la formazione degli operatori sanitari per porre fine ai pregiudizi, e a garantire parità di trattamento nelle politiche occupazionali e di inclusione sociale. Nel 2006 il Parlamento europeo aveva adottato una risoluzione specifica sulla condizione delle donne rom, mentre un anno prima un’altra risoluzione era stata dedicata alla situazione complessiva dei rom nell’Ue. Sottolineando l’importanza di eliminare «urgentemente» la «persistente e violenta tendenza a compiere atti di razzismo e discriminazione razziale contro i rom» (anche da parte di forze di polizia), rilevando la scarsa azione delle autorità pubbliche contro la discriminazione dei rom e considerando che «la comunità rom continua a non essere considerata una minoranza etnica», quindi privata dei diritti connessi a tale status, l’Europarlamento constatava «condizioni di vita inferiori agli standard minimi e prove evidenti di ghettizzazione», discriminazioni in campo sanitario, segregazioni in ambito educativo, livelli «inaccettabilmente elevati» di disoccupazione. Per tutte queste ragioni, invitava Consiglio, Commissione, Stati membri e candidati «ad esaminare il riconoscimento dei rom come minoranza europea», chiedeva alla Commissione di adottare un piano d’azione per una migliore integrazione economica, sociale e politica dei rom e ad affrontare la questione rom a livello paneuropeo, mentre agli Stati membri era chiesto di impegnarsi concretamente contro la segregazione, la ghettizzazione e più in generale contro l’antiziganismo.
INFORMAZIONI:
• risoluzione sulla situazione dei rom
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2005-0151+0+DOC+XML+V0//IT
• risoluzione sulla condizione delle donne rom
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2006-0244+0+DOC+XML+V0//IT
CONSIGLIO D’EUROPA: MONITO SU ASILO ED ESPULSIONI COLLETTIVE DEI ROM
In un Rapporto sui diritti di rom, sinti e nomadi pubblicato nel 2006, il Consiglio d’Europa oltre a denunciare le varie e diffuse forme di discriminazione nei principali ambiti socio-economici sottolinea i problemi legati alle normative di asilo e immigrazione. Secondo il Consiglio d’Europa, infatti, le misure legislative restrittive introdotte nell’ultimo decennio dalla maggior parte dei Paesi europei in materia di asilo, per limitare gli abusi, hanno di fatto aumentato i rischi di escludere anche numerose persone aventi diritto alla protezione. Tra queste, molti rom dell’Europa centrale, orientale e sud-orientale che hanno richiesto asilo nei Paesi dell’Europa occidentale sulla base di discriminazioni o violenze subite da attori “non statali”. Se è possibile che molti casi non rientrassero nei criteri della Convenzione europea sull’asilo, osserva il Consiglio d’Europa, deve comunque essere assicurato un attento esame di ogni domanda presentata e soprattutto deve essere chiara la necessità di creare nuove e migliori condizioni per i rom nei Paesi da cui fuggono, perché resta il dato di migliaia di persone che hanno richiesto asilo all’estero, pur se nella maggior parte dei casi senza successo. In materia di immigrazione, invece, il Consiglio d’Europa osserva come le recenti misure introdotte da vari Paesi europei contro l’immigrazione illegale hanno accresciuto i rischi di discriminazione e diseguale trattamento. Di fatto, ciò avviene soprattutto nei confronti dei rom, come denunciano varie organizzazioni a livello europeo. Inoltre, sottolinea il Rapporto, sarebbe utile interrogarsi sulle cause dell’immigrazione illegale per molti rom, spesso non dettata da una scelta volontaria ma piuttosto dall’impossibilità di usufruire dei canali legali e spinta da condizioni socio-economiche storicamente svantaggiate.
Il Consiglio d’Europa esprime dunque alcune raccomandazioni: assicurarsi che i rimpatri forzati non avvengano in aree in cui i rom e le minoranze in genere continuino ad avere minacciata la loro sicurezza; i rimpatri siano condotti nel rispetto dei diritti e della dignità delle persone; le misure contro l’immigrazione illegale non violino i principi di non discriminazione e che sia messa fine alle pratiche di concessione/limitazione degli ingressi sulla base dell’appartenenza etnica delle persone; siano introdotte misure per contrastare efficacemente il traffico di esseri umani e lo sfruttamento minorile.
INFORMAZIONI: http://ec.europa.eu/employment_social/fundamental_rights/pdf/roma/humrights_en.pdf
le richieste dei rom alla presidenza dell’Ue
Riportiamo di seguito alcune parti della lettera aperta di raccomandazioni inviata alla presidenza di turno portoghese dell’Ue dall’European Roma Information Office (Erio), una delle più autorevoli organizzazioni europee impegnata per la promozione dei diritti della popolazione rom in Europa. Coopera intensamente con le varie organizzazioni e associazioni rom, supportandole nelle loro istanze e domande ai decisori politici europei e nazionali. Secondo l’Erio, nonostante l’Ue abbia promesso di impegnarsi per migliorare la situazione socio-economica delle comunità rom, le condizioni di povertà, disoccupazione, scarsa istruzione ed esclusione sociale rimangono critiche. E anche il progetto 2007, Anno europeo delle pari opportunità per tutti, che avrebbe dovuto garantire minor discriminazione, è di fatto fallito in riferimento ai rom.
le sfide nel settore dell’istruzione
La comunità rom continua a essere svantaggiata nei sistemi scolastici europei. La maggior parte dei bambini e dei ragazzi rom sono costretti a frequentare scuole “ghetto”, o non hanno la possibilità di accedere al medesimo livello qualitativo di istruzione dei loro coetanei. Le politiche nazionali ed europee che miravano a un miglior inserimento socio-educativo delle popolazioni rom non hanno raggiunto il loro obiettivo. La promozione di un sistema di istruzione di lunga durata è una delle priorità della presidenza portoghese dell’Ue in ambito educativo, cosi come quella di contribuire a una migliore coesione sociale. Tuttavia è degno di nota il fatto che il miglioramento della qualità dell’istruzione per i gruppi più svantaggiati non sia una priorità delle presidenze europee. Garantire ai rom un accesso egualitario ai sistemi educativi resta quindi una delle più grandi sfide da affrontare da parte delle istituzioni europee e dei governi nazionali. Per poter raggiungere questo obiettivo l’Erio chiede che la presidenza dell’Ue si impegni a:
• Promuovere attivamente programmi europei e nazionali per migliorare il livello qualitativo d’istruzione per la comunità rom. Elemento essenziale è attuare politiche, programmi e progetti che pongano fine alla segregazione razziale nelle scuole.
• Promuovere un sistema educativo di lungo termine provvedendo a fornire le medesime opportunità di istruzione ai rom e alle altre minoranze svantaggiate, oltre a programmi di formazione o di istruzione complementare che colmino i divari creati dai sistemi educativi iniqui. In tal modo si daranno ai rom le medesime possibilità di accesso al mondo del lavoro e dell’autoimpiego.
il dialogo interculturale
L’Ue ha stabilito che il 2008 sarà l’Anno europeo del dialogo interculturale, per sottolineare «l’importanza di sviluppare una cittadinanza europea aperta al mondo, rispettosa della diversità culturale e basata su valori comuni». Il dialogo interculturale dovrebbe avvenire tra interlocutori paritari e perché ciò sia possibile occorre che le condizioni politiche e sociali garantiscano una partecipazione egualitaria. Date le attuali condizioni di esclusione sociale e di discriminazione nei confronti dei rom, certo non li si può considerare degli interlocutori paritari. In aggiunta a ciò, le culture rom sono considerate inferiori e non trovano spazio all’interno di quelle dominanti. Anche se finora non è avvenuto, occorre che le popolazioni rom abbiano la possibilità di accedere alle risorse e ai mezzi che concedono loro di esprimersi culturalmente e artisticamente. Le comunità rom dovrebbero essere coinvolte a partecipare in modo egualitario al dialogo interculturale e le loro specifiche modalità espressive dovrebbero godere del medesimo rispetto di quelle delle società di maggioranza. L’Erio chiede quindi alla presidenza dell’Ue di: • Incoraggiare il programma dell’Anno europeo 2008 a focalizzare l’attenzione nel promuovere il coinvolgimento delle culture ancora escluse dall’attuale dialogo interculturale. A tale proposito dovrebbe indirizzare i propri sforzi nei confronti delle comunità rom che, a tutti gli effetti, risultano ancora escluse da una partecipazione paritaria. • Incoraggiare gli organi nazionali di coordinamento dell’Anno europeo 2008 a coinvolgere le Ong nelle attività esecutive. Tale partecipazione dovrebbe avere un carattere consultorio, facendo in modo che le Ong partecipino alla fase decisionale. Le Ong dovrebbero quindi essere coinvolte in tutte le fasi del processo decisionale e non solo dopo che le decisioni principali sono già state prese.
le condizioni sanitarie
C’è una corrispondenza tra le condizioni di salute all’interno delle comunità rom, tra le più svantaggiate d’Europa, e il loro status di minoranza. Vari Rapporti, tra cui quello dell’Oms, dimostrano che le aspettative di vita dei rom sono molto più basse di quelle generali, con una forte incidenza di malattie prevenibili anche con un semplice vaccino. Ciò è direttamente collegato con le condizioni di vita domestica dei rom, che non hanno accesso alla qualità di cure sanitarie di cui possono beneficiare gli altri cittadini. Soprattutto nei Paesi dell’Europa centrale e orientale spesso non esiste l’infrastruttura necessaria a soddisfare i bisogni sanitari dei villaggi e degli insediamenti “ghetto” dei rom. Infatti la maggior parte delle comunità rom non può accedere ai servizi di prevenzione. Sono comuni anche discriminazione e maltrattamenti da parte del personale medico e degli amministratori sanitari pubblici. Appare rilevante il fatto che non ci sia un particolare interesse verso gli immigrati, sebbene i rom e altre minoranze debbano affrontare i disagi maggiori nel sistema sanitario e abbiano le condizioni di salute peggiori. Garantire l’accesso a adeguate strutture sanitarie rappresenta una delle più grandi sfide da parte delle istituzioni europee e dei governi nazionali. Per raggiungere questo risultato, l’Erio chiede alla presidenza dell’Ue di: • Rendere prioritaria la necessità di migliorare le condizioni sanitarie dei rom negli Stati membri, candidati e potenziali candidati nell’ambito della discussione sulla nuova Strategia sanitaria dell’Ue, la quale dovrebbe rendere effettiva la possibilità che i rom abbiano accesso ai medesimi servizi sanitari cui beneficiano gli altri cittadini. • Incoraggiare gli Stati membri, candidati e potenziali candidati a sviluppare adeguate strategie che vadano incontro alle necessità delle comunità rom, provvedendo a migliorare le infrastrutture dei servizi sanitari rivolti ai rom, assicurando un ambiente di vita sano per le comunità rom che stanno invece vivendo condizioni disagiate e portando avanti campagne di informazione e prevenzione mirate, per colmare le ineguaglianze. Le politiche sanitarie mirate ai rom dovrebbero tener conto delle particolari esigenze di tali comunità, assicurando ad esempio la formazione interculturale di personale medico adeguato e realizzando programmi per mediatori sanitari.
il problema abitativo
La maggioranza della popolazione rom non ha accesso a un alloggio adeguato. In Paesi come la Romania e la Slovacchia molti rom proprietari di abitazioni non hanno acqua corrente ed elettricità e molti insediamenti rom sono segregati e isolati dai servizi pubblici principali (sanità e istruzione). In Paesi come la Repubblica Ceca, l’Italia e la Turchia la popolazione rom è stata vittima di sfratti forzati in seguito ai quali la polizia ha distrutto gli insediamenti senza seguire alcun programma di risarcimento e di ricollocazione. Tra le priorità della presidenza dell’Ue c’è quella di presentare una politica urbana integrata come prerequisito alla realizzazione di città sostenibili e di una Strategia europea di sviluppo sostenibile. Il miglioramento delle condizioni abitative dei rom resta una delle politiche più urgenti sia a livello nazionale che europeo.
Per raggiungere tale obiettivo, l’Erio chiede alla presidenza dell’Ue di:
• Introdurre la questione del miglioramento delle condizioni abitative dei rom nella discussione relativa a una politica urbana integrata. I piani di sviluppo delle aree depresse dove vivono i rom dovrebbero essere di vasta portata, includendo istruzione, formazione, sanità, impiego e tempo libero.
• Prendere in considerazione misure relative a una nuova sistemazione che consenta ai rom di beneficiare di condizioni abitative adeguate. Tali politiche dovrebbero essere realizzate in collaborazione con le comunità rom interessate.
• Richiedere ai governi nazionali di smetterla di distruggere gli insediamenti rom con il pretesto di seguire programmi di rimodernizzazione urbana.
Tali programmi possono essere realizzati solo prendendo in dovuta considerazione la popolazione interessata. Si dovrebbe trovare una nuova sistemazione alle famiglie, fornendo loro alloggio adeguato, e sarebbe necessario realizzare un programma retributivo per le famiglie colpite.
donne e bambini: i più colpiti dalla povertà
In merito alle politiche sociali, la presidenza portoghese dell’Ue considera prioritaria la questione della “femminilizzazione” della povertà. La maggior parte delle comunità rom in tutta Europa vivono in condizioni di povertà, ma al proprio interno i più vulnerabili sono le donne e i bambini. Le donne rom si trovano dinanzi a barriere insormontabili per accedere a istruzione e impiego adeguati. L’Ue sta pianificando di designare il 2010 come Anno europeo contro la povertà e l’esclusione sociale. Tale progetto può offrire un valido piano d’azione per affrontare il problema della povertà tra i rom, con particolare attenzione alle donne e ai bambini. Ogni politica europea contro la povertà dovrebbe cercare di andare incontro alle esigenze dei rom, degli immigrati e delle altre minoranze. Per raggiungere questo obiettivo, l’Erio chiede alla presidenza dell’Ue di:
• Incoraggiare Commissione, Parlamento e Consiglio ad occuparsi della questione rom, inserendola tra le priorità dell’Anno europeo contro la povertà e l’esclusione sociale, dal momento che i rom e gli immigrati sono i gruppi più colpiti dalla povertà in tutta l’Ue.
• Incoraggiare la Commissione europea a concentrarsi sulle questioni relative ai rom nell’ambito del Metodo aperto di coordinamento dell’inclusione sociale e della protezione sociale.
• Promuovere a livello europeo e nazionale politiche di vasta portata contro la povertà delle comunità rom. Tali politiche dovrebbero prevedere misure urgenti per affrontare situazioni particolarmente difficili che i rom devono affrontare, dall’accesso alla sanità, all’emergenza casa, ai programmi di micro-finanza.
INFORMAZIONI: http://www.erionet.org
UN FORUM EUROPEO PER ROM E NOMADI
Si è svolto a Strasburgo nei giorni 26-28 novembre scorsi, presso il Consiglio d’Europa, il terzo Forum europeo per i rom e i nomadi. Questo Forum europeo, ideato nel 2001 e istituito ufficialmente nel 2004, è la più importante organizzazione per i rom e i nomadi in Europa e vanta un accordo di partenariato con il Consiglio d’Europa, pur mantenendo la sua autonomia di organizzazione non governativa. Ciò che caratterizza il Forum è il suo ruolo di corpo internazionale riconosciuto per i rom, che comprende rappresentanti delle organizzazioni rom nazionali e internazionali.
Attraverso il Forum è data a rom e nomadi di tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa la possibilità di confrontarsi e partecipare ai processi di decisione politica, cercando di mantenere alta l’attenzione dei decisori politici sulle questioni riguardanti le popolazioni rom e nomadi. Come sottolineato durante il terzo Forum dalla vicesegretario generale del Consiglio d’Europa, Maud de Boer-Buquicchio, l’istituzione del Forum ha «segnato un passaggio per il quale non si lavora per i rom e i nomadi ma si lavora insieme ai rom e ai nomadi». Tra le molte attività a cui ha dato vita il Forum, la vicesegretario ha voluto ricordarne tre particolarmente significative: la Campagna contro la discriminazione e l’antiziganismo, che ha incluso iniziative sul ricordo delle sofferenze patite dai rom nel periodo nazista; le attività riguardanti la situazione dei rom kosovari, siano essi rifugiati, sfollati interni o rifugiati di ritorno, con l’appello per una moratoria dei respingimenti e dei ritorni forzati di rom in Kosovo e Serbia; le iniziative per la salvaguardia e il rafforzamento dei diritti sociali ed economici di rom e nomadi. A tale scopo l’assemblea plenaria ha discusso la stesura di una Carta europea per i diritti dei rom e le priorità strategiche per il 2008.
Il Forum, ha osservato il Consiglio d’Europa, ha grandi potenzialità come interlocutore sulle questioni di rom e nomadi anche con le altre istituzioni europee e internazionali, quali l’Ue, l’OSCE e la Banca Mondiale. «Non crediamo che i rom rappresentino un problema. Sono nostri partner nella ricerca di una società globale» ha poi aggiunto de Boer-Buquicchio. L’obiettivo principale del Consiglio d’Europa è incoraggiare i propri membri ad assumere un approccio globale verso le questioni relative a rom e nomadi. A questo scopo sono state fissate tre priorità essenziali: protezione delle minoranze, lotta al razzismo e all’intolleranza e prevenzione dell’esclusione sociale.
INFORMAZIONI: http://ertf.org/en/index.html
APPELLO EUROPEO CONTRO LA DISCRIMINAZIONE DEI ROM
«Onorevoli primi ministri e rappresentanti delle Agenzie intergovernative, vi scrivo per unire la mia preoccupazione a quella espressa da altri sui recenti avvenimenti in Italia», inizia così un appello europeo lanciato dal Roma Network per denunciare la situazione dei rom venutasi a creare in Italia e in Romania negli ultimi mesi.
Secondo gli estensori dell’appello, infatti, il sentimento anti-rom manifestato da media italiani e romeni almeno dalla fine degli anni Novanta non è mai stato adeguatamente contrastato dalle autorità pubbliche, situazione ulteriormente peggiorata con «l’intensa campagna portata avanti dai media italiani dai mesi estivi del 2007» in seguito alla morte di alcuni bambini rom rumeni in un accampamento a Livorno. Con l’uccisione di Giovanna Reggiani da parte di un rom a Roma il 30 ottobre scorso, poi, il governo italiano «ha capitalizzato l’onda di odio adottando un decreto d’emergenza che dovrebbe permettere l’espulsione dei cittadini rumeni con solo una protezione procedurale limitata». A seguito della pubblicazione di questo decreto d’emergenza, che «sembra permettere violazioni sistematiche della Convenzione europea sui dritti umani», sono state attuate misure nei comuni di Roma, Milano e altrove, che dimostrano quanto «questo decreto è interamente e predominatamente anti-rom: interi accampamenti sono stati smantellati e persone con aspetto simile a rom sono state soggette a rigorosi controlli di documenti», si legge nell’appello. «Discriminazioni razziali di questo tipo violano varie norme delle leggi italiane ed europee e non c’è stato alcuno sforzo apparente delle autorità italiane per applicare le disposizioni relative all’antidiscriminazione alla polizia in ricerca di “zingari” da espellere».
Questa «china preoccupate» non riguarda solo l’Italia, osservano gli estensori dell’appello. In Romania, anche se alcuni rappresentanti pubblici hanno condannato il decreto italiano, ci sono state «varie espressioni di odio verso i rom» e c’è il rischio che gli eventi recenti portino a un drammatico collasso delle già fragili relazioni etniche tra rom e il resto della cittadinanza. Anche le risposte a livello europeo sono state «estremamente inadeguate», si legge nell’appello. Il commissario europeo per Libertà, Sicurezza e Giustizia, Franco Frattini, ha esortato l’espulsione di chi è senza alloggio e con reddito insufficiente, chiedendo all’Italia di smobilitare i campi per prevenire il rientro dei rumeni. Poche settimane prima, il responsabile per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, aveva però denunciato le azioni di varie autorità pubbliche «acquiescenti in questa intensificazione dell’odio anti-rom», richiedendo con urgenza che gli standard europei legali e la legislazione antidiscriminazione siano «rigorosamente rinforzati per assicurare una fine al trattamento arbitrario basato su un animo razziale contro i rom». Gli autori dell’appello ritengono «inaccettabile che le autorità statali contribuiscano a colpevolizzare collettivamente cittadini rom e rumeni ed abbiano un approccio docile, mascherato da diplomazia». Si paventa inoltre la possibile adozione di una direttiva europea che limiterebbe il diritto della libertà di movimento dei cittadini europei. «L’erosione di questi standard, come risultato dell’isteria antizigana, sarebbe un evento sconvolgente» dichiara l’appello, che chiede di intraprendere tutte le azioni possibili per porre termine agli atti esplicitamente razzisti e «calmare gli infiammati interventi pubblici di Italia e Romania».
INFORMAZIONI: http://www.romanetwork.org/protest2.htm
LINK EUROPEI UTILI
Istituzioni europee
• Commissione europea, sezione dedicata al rapporto tra Ue e popolo rom:
http://ec.europa.eu/employment_social/fundamental_rights/roma/rlink_en.htm#ec
• Commissione europea, Occupazione Affari sociali, azioni contro le discriminazioni:
http://ec.europa.eu/employment_social/fundamental_rights/index_en.htm
• Commissione europea, Libertà, Sicurezza e Giustizia, immigrazione e asilo, diritti fondamentali, cittadinanza, libera circolazione: http://ec.europa.eu/justice_home/fsj/intro/fsj_intro_en.ht
• Strategia quadro dell’Ue per la non discriminazione: http://europa.eu/scadplus/leg/it/cha/c10313.htm
• Agenzia europea per i diritti fondamentali: http://fra.europa.eu/fra/index.php
• Iniziativa dell’Ue contro le discriminazioni: http://www.stop-discrimination.info/index.php?id=2184
• Anno europeo delle pari opportunità per tutti: http://ec.europa.eu/employment_social/eyeq/index.cfm?language=IT
• Parlamento europeo: http://www.europarl.europa.eu/news/public/default_it.htm
• Parlamento europeo, intergruppo diversità e antirazzismo:
http://www.enar-eu.org/anti-racism-diversity-intergroup/index2.html
Organizzazioni internazionali
• Consiglio d’Europa, sezione rom e nomadi: http://www.coe.int/T/DG3/RomaTravellers/Default_en.asp
• Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), sezione rom e sinti:
http://www.osce.org/odihr/18148.html
• Forum europeo rom e nomadi: http://ertf.org/en/index.html
• Decade dell’inclusione rom 2005-2015: http://www.romadecade.org
• Tolerance and non-discrimination information system (Tandis): http://tandis.odihr.pl/index.php?p=ki-ro
• Banca mondiale, sezione dedicata ai rom: http://web.worldbank.org/roma
Organizzazioni non governative
• European Network Against Racism: http://www.enar-eu.org/en
• European Roma Information Office (Erio): http://www.erionet.org/index.html
• European Roma Rights Centre (Errc): http://www.errc.org
• Union Romani: http://www.unionromani.org
• Sucar Drom, informazioni nazionali e internazionali e documentazione sui rom: http://sucardrom.blogspot.com
• OsservAzione. centro di ricerca-azione contro la discriminazione di rom e sinti: http://www.osservazione.org
• Romani.org: http://romani.org
• Romani World, sito d’informazione sulle questioni rom: http://www.romaniworld.com
• RomNews, sito d’informazione e orientamento sul popolo rom: http://www.romnews.com
• Open Society Institute, sezione dedicata alle iniziative rom: http://www.soros.org/initiatives/roma
Legislazione e documentazione europea
• Normativa di riferimento, documenti ufficiali e studi:
http://ec.europa.eu/employment_social/fundamental_rights/roma/rpub_en.htm#undp